Ricerca sul dolore cronico

Fibromialgia, sonno e dolore: uno studio italiano suggerisce nuove strategie terapeutiche

Tra le sindromi caratterizzate da dolore cronico, la Fibromialgia è tra le più debilitanti. Colpisce prevalentemente le donne e oltre al dolore fisico diffuso e persistente è spesso accompagnata da disturbi del sonno e forte affaticamento. Un nuovo studio italiano, condotto da ricercatori della Fondazione ISAL in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e la Sigmund Freud University, di recente pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, ha messo in luce i complessi meccanismi cognitivi che amplificano questa sofferenza, identificando la qualità del sonno come mediatore cruciale.

La ricerca si è concentrata sull’analisi del Pensiero Negativo Ripetitivo (RNT), distinguendo due forme: la preoccupazione (rimuginio su minacce future) e la ruminazione depressiva (rimuginio focalizzato sulle cause e conseguenze della propria sofferenza). Attraverso un’ampia survey online, il team ha indagato la relazione tra questi processi di pensiero, la qualità del sonno e l’intensità del dolore in persone con fibromialgia.

I risultati sono netti: entrambi i tipi di RNT peggiorano il sonno e il peggioramento del sonno aumenta il dolore. Inoltre, la ruminazione depressiva sembra contribuire ad aumentare il dolore non solo indirettamente attraverso il sonno, ma anche direttamente (viceversa, la preoccupazione influisce sul dolore solo tramite il peggioramento del sonno).

Per comprendere meglio il valore di questa scoperta e il suo significato per la comunità dei pazienti, abbiamo intervistato il Dott. Michael Tenti, psicoterapeuta di Fondazione ISAL e primo autore dello studio, e Barbara Suzzi, Presidente di CFU-Italia Odv (Comitato Fibromialgici Uniti), che ha promosso la diffusione del questionario.

 

L’Intervista

Domanda (a Barbara Suzzi): Barbara, la vostra Associazione è stata fondamentale per raggiungere un campione così ampio (oltre 700 partecipanti validi, quasi il 98% donne). Dal punto di vista della comunità dei pazienti, perché era così urgente indagare il ruolo del sonno e dei pensieri negativi, e cosa significa vedere il ruolo di CFU-Italia in una ricerca scientifica internazionale?

Barbara Suzzi (Presidente CFU-Italia Odv e paziente FM): La partecipazione così elevata riflette l’urgenza e la disperazione che vivono le persone con fibromialgia, e il fatto che i medici purtroppo ci dicono spesso che il problema è “nella nostra testa”. La realtà è che il dolore non ci dà tregua e il sonno di qualità è un miraggio. Non è un caso che i dati sul sonno emersi dallo studio siano così allarmanti, anche se coerenti con la letteratura sulla fibromialgia: più del 95% dei partecipanti ha riportato una qualità del sonno clinicamente scarsa. Questo evidenzia che il disturbo del sonno non è un sintomo secondario, ma un elemento centrale della patologia che amplifica il dolore. Molti di noi riferiscono di non riuscire a staccare i pensieri la sera o, peggio, di svegliarsi già stanchi dopo un sonno non ristoratore. Vedere che la scienza, grazie al nostro coinvolgimento diretto, conferma che il problema non è solo il dolore, ma anche la qualità del sonno è un riconoscimento fondamentale. I risultati sull’impatto della preoccupazione per il futuro e della ruminazione sul passato sul sonno e, quindi, sul dolore, evidenzia che il nostro quadro clinico è caratterizzato da meccanismi che possono essere finalmente trattati in modo mirato per avere un sollievo da queste importanti problematiche. Questa collaborazione tra pazienti e ricercatori è la strada giusta per ottenere terapie integrate e non solo farmaci.

Domanda (a Dott. Michael Tenti): Dottor Tenti, lo studio ha distinto l’effetto della preoccupazione da quello della ruminazione depressiva sull’intensità del dolore. Qual è la differenza sostanziale emersa nelle due analisi di mediazione (totale per la preoccupazione, parziale per la ruminazione) e perché il dolore cronico sembra essere particolarmente amplificato dalla ruminazione?

Dott. Michael Tenti (Psicologo e Ricercatore Fondazione ISAL): Il risultato è molto informativo per la pratica clinica. Abbiamo riscontrato che la preoccupazione (pensare al “cosa succederà se…”) non ha un legame diretto con il dolore. Il suo effetto è interamente mediato dai disturbi del sonno: la preoccupazione ci tiene svegli o peggiora la qualità del sonno, e questo innesca l’amplificazione del dolore il giorno dopo. Dunque, se trattiamo l’insonnia da preoccupazione, possiamo rompere il ciclo con il dolore.

La ruminazione depressiva (focalizzarsi passivamente sulle proprie disabilità e sulle implicazioni negative della malattia) è diversa. Essa contribuisce al dolore in due modi: indirettamente attraverso il peggioramento del sonno, ma anche direttamente. Questo suggerisce che la ruminazione amplifica la percezione del dolore in modo autonomo, mantenendo uno stato affettivo negativo che sappiamo essere in grado di peggiorare la percezione del dolore per meccanismi neurobiologici ormai consolidati. In pratica, è come se la ruminazione mantenesse il cervello in un perenne stato di allarme e amplificazione della sofferenza. Il suo ruolo è particolarmente forte nella percezione del dolore, in modo parzialmente indipendente dal sonno.

Domanda (a Barbara Suzzi): Ruminazione e sonno. Dal punto di vista del paziente, quanto è difficile disinnescare i pensieri negativi quando il dolore è al picco e cosa si aspetta che venga modificato nell’approccio terapeutico?

Barbara Suzzi (Presidente CFU-Italia Odv e paziente FM): È una battaglia persa, spesso. Quando il dolore è 8 o 9 su 10, i pensieri si concentrano sulla rassegnazione: “Non ce la farò mai a lavorare”, “Sono un peso per la famiglia”, “Questo non finirà mai”. Questa ruminazione è estenuante e ti impedisce di agire. I nostri medici di base ci prescrivono farmaci per il dolore e per dormire, ma la componente cognitiva viene spesso ignorata. La nostra speranza è che questi studi portino all’implementazione di terapie psicologiche mirate che non si limitino a tecniche generiche di rilassamento, ma che insegnino a gestire proprio la ruminazione e la preoccupazione. Interventi che integrino strategie cognitivo-comportamentali e metacognitive con trattamenti focalizzati sul sonno sono ciò di cui abbiamo urgente bisogno.

Domanda (a Dott. Michael Tenti): Alla luce della forte evidenza sul ruolo di rimuginio e ruminazione, quali percorsi di intervento psicologico suggeriscono i vostri risultati per la Fibromialgia? Ci sono già terapie mirate che si concentrano specificamente su queste forme di pensiero ripetitivo negativo?

Dott. Michael Tenti (Psicologo e Ricercatore Fondazione ISAL): I nostri risultati evidenziano l’importanza di trattamenti che vadano oltre la tradizionale Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) generalista e si concentrino sui meccanismi specifici che abbiamo identificato. L’associazione della preoccupazione con il dolore interamente mediata dal sonno suggerisce la necessità di implementare la CBT per l’Insonnia (CBT-I), che ha già dimostrato di migliorare sia il sonno che il dolore in pazienti con dolore cronico e altre malattie croniche. Il forte effetto diretto e indiretto della ruminazione depressiva ci orienta verso approcci psicoterapici di “terza generazione” come la Metacognitive Therapy (MCT) , che si concentra sul modificare le credenze disfunzionali su come pensiamo (ad esempio: “Preoccuparmi mi aiuta a far fronte al problema” o “I miei pensieri sono incontrollabili”). Aiutare le persone a disimpegnare l’attenzione da questi pensieri intrusivi può rompere il ciclo di rimuginio, ruminazione, sonno disturbato e dolore. Sebbene queste terapie non siano ancora state testate in studi randomizzati e controllati (RCT) specifici per la FM, il loro framework teorico colpisce direttamente i meccanismi cognitivi che abbiamo scoperto essere fondamentali nella patologia. L’integrazione di questi approcci nei programmi di gestione multidisciplinare del dolore è, a nostro avviso, il prossimo passo fondamentale.

Per i lettori interessati, il paper è disponibile sul Journal of Clinical Medicine (Visualizza l’articolo originale). È possibile anche rivedere la diretta Facebook in cui il dott. Michael Tenti ha presentato i risultati a CFU-Italia: Guarda la diretta CFU-Italia sul sonno.