Non mancava la Sanità, mancava un Piano. Questo dirà la Storia
Trasportati dall’angoscia dopo l’euforia dei canti ognuno, si è nascosto ubriaco di tormento e i comandi volavano come grida rincorse nei giorni con il fuoco incrociato dei morti e del sospetto. Lontano echeggiavano del Manzoni gli avvisi del tragico vivere ognuno nel sospetto dell’altro e del pericolo dei miraggi, ma nessun ascoltò e con il vessillo dell’autocertificazione, in una miracolosa migrazione inversa, i milanesi adottati rifluivano sulle terre al confine sud dell’Italia.
Sarà così che ricorderemo nei libri di storia contemporanea le nostre vicissitudini dell’oggi? Quanto avremo nuovamente lo sguardo per riflettere sul Covid-19, un nome come un vezzeggiativo che proprio non merita, e saremo sereni nei giudizi non solo partigiani ma severi come i lutti sopportati, potremo chiederci cosa aveva incantato i Governi dell’occidente, nessuno escluso, da non saper più vedere la strada e le azioni utili e le dannose! Fermi come pietre incantate dal serpente i decisori parlavano ma non ascoltavano e ognuno cercava un “Piano”, quel “Piano” che non era stato mai fatto o che non si trovava più nella soffitta degli oggetti mai veramente amati perché affascinati dalla medicina personalizzata sul labbro ancora umido di botulino ialuronico in attesa di una foto per un ashtag #cisiamopersi venite a salvarci !
Quando è iniziato (l’attimo prima io ho spento ogni tele-previsione del virus di parole) quell’animo eccitato della bramosia del video quotidiano dove scambiarsi stupidità, vampiri alla ricerca di virologici della stanza chiusa assieme a pseudo-intellettuali dell’istigazione da salotto per i giovani dell’aperi-cena che si sentivano immortali (perché il virus colpisce i vecchi) mentre erano solo immorali (perché vecchi erano i loro padri e madri e nonni). Nessun filosofo del salotto ha però mai avuto il coraggio di affacciarsi sulla soglia del dolore nel cuore dei malati e del personale negli ospedali, a mostrare a petto nudo la propria istigazione al farsi contagiare!
Ora comunque è tempo della lucidità e della coscienza consapevole per riflettere se erano veramente Nazioni ed Europa quei pallidi fantasmi sbalzati dal trono nell’ora in cui anche le teste incoronate si erano tolte la corona per non essere riconosciute dal Virus che imperava sul suo silenzio creato in un attimo come velo del mondo.
Perché si è miscelata la misura dell’emergenza con il senso d’impotenza?
Sorge forte un dubbio, forse anche la Democrazia si era, da troppo tempo, vestita nel salotto, ombra di sé e involucro eccitante la singolarità del dettaglio mentre in silenzio la faglia stava già portandola lontana dal suo animo ideale e nobile di espressione collettiva e le singolarità, per natura esemplari, si erano trasformate in quotidiane espressioni di egoismo da palestra e avevano tanto innalzato l’asticella dell’Eccedenza inutile che non vi passava più nessuna massa né operaia né universitaria né intellettuale né le diseredate famiglie troppo cariche dei pesi del loro bisogno.
Così riuscendo bene a mascherare il disinteresse di tutti i principi che univano persone e inter-classi ci siamo tutti (quasi) dimenticati di reclamare una sincera arrabbiata analisi di quanto stava accadendo alla nostra povera casa, dove si erano sciolte nella nebbia virtuale la frugalità e la temperanza, la saggezza e la tolleranza, la partecipata lotta alla sofferenza e il lavoro per il pane .
In quest’assenza trascinata dai treni superveloci, era stato affogato ogni dubbio lecito sul Titolo V, un Titolo che nella sanità è da sempre, oggi ancor più, un ossimoro del diritto costituzionale alla salute uguale per tutti, ma nella corsa ventennale a scegliere solo chi doveva occupare ogni spazio della libertà soffocandoci nei talk-show divisi tra “grandi fratelli” e “mignotte esemplari“ cui ispirarci come nuvole di oppio, quando ci siamo risvegliati al morso del Virus nessuno dei tanti con il bla bla in bocca e il trucco sul viso sapeva cosa fare.
Dove erano i dettagli per l’emergenza tra le migliaia di “Piani” rifatti a ogni commissione, gruppo di lavoro nell’era delle “Linee guida” sempre le stesse redatte ogni volta per dare coro al già fatto senza vedere il futuro e messe nel cassetto rosicchiate dai topi che nel lungo tempo di parole, hanno potuto pranzare con il nostro cervello! Proprio questo è accaduto e questo è mancato: il “Piano “del saper cosa fare, in maniera ordinata e ovunque, per governare i focolai prima che il contagio travolgesse ogni banale superbia.
Torniamo alla tragica verità del dramma che non necessità di storia ma è lui la Storia ora, la storia di ogni singolo lutto e paura; possiamo ben dire che se il Titolo V era inadeguato a dare giustizia al giusto diritto di eguaglianza nei tempi ordinati dalla normalità, ditemi come poteva proteggerci nella marea del Contagio quando tutto doveva essere scritto e invece venti penne hanno voluto ripassare in rosso con propria mano ciò che da quel giorno era invece subito da fare; vanità, superbia, gelosia e prepotenza hanno svelato l’inadeguatezza alla giustizia sociale del Titolo V che si è espressa con la stessa forza della morte sotto i decreti giornalieri di Presidenti (di Regione) guidati forse dalla scienza ma del vicino di casa anche se sorretti dalla fede ma nessun sostenuto da un principio sacro che era quello restare uniti e assieme, tutti assieme, costruire un’alleanza affinché i cittadini, tutti e ovunque vivessero, potessero valersi delle stesse speranze di prevenzione e cura!
Non è così che m’immagino il mio Paese, un Paese che lamenta sempre l’Europa matrigna ma resta oggi e sempre diviso sulle antiche soglie della Maginot dei popoli del Sud! Nessuno comunque nell’Occidente-ex faro del mondo ha saputo estrarre dal capello la “Democrazia Sostanziale” quella che sa cosa fare perché sa come agire che sa cosa dire perché sa chi deve zittire che sa come esserci sulla linea di confine perché sa dove guardare! In mancanza di questa Democrazia Bella, che avrebbe avuto la forza di tracciare un vallo così ampio da togliere anime e corpi al Virus come al fuoco nel bosco gli alberi, ci siamo fermati alla soglia dei sacrifici necessari a contare i morti, disperati e impauriti dalle decisione incerte dove invece ogni ora era un ora persa per strappare i vivi alla morte e i positivi alla clinica e ai contagi del giorno dopo. Soffocati dalla grande Utopia delle Autonomie Intoccabili perché forgiate nell’acciaio dell’Egoismo, eguale in tutto all’illusione di una grande comunità europea, solo perché non avevamo il passaporto ma solo biglietti di libera uscita senza nessun bollo d’idealità né di coraggio grande. Un egoismo che è salito dal basso casa per casa, confine per confine, Nazione per Nazione fino a strappare dalle cartine geografiche i connotati dell’Europa.
Il Virus invece come un vento dell’amara globalizzazione ha strappato il velo ai confini e ha travolto le circonferenze senza distanze e ne ha realizzata la mappa e. forse forse ..quando ci risveglieremo da questo dramma potremmo guardarci in viso per reclamare il diritto di essere Comunità mondiale alla luce dell’umana sorte, fragile sorte .
Guardate con diffidenza chi fin dall’inizio alla prima avvisaglia delle tragedie invece di mettersi un fazzoletto alla bocca non per difesa ma per tacere, si è lanciato a ingiuriare contro la nostra sanità contro i tagli effettuati, la mancanza di posti letto di rianimazione etc.…. Diffidate delle voci che cercano scompiglio per un loro utile futuro. Non mancava Sanità di qualità nel nostro Paese se avevamo innalzato la vita oltre i confini dell’età, oltre le morti annunciate dal destino per malattie tragiche o incidenti terribili. Quando (e lo sarà) sarà debellato il virus, non è alle grandi terapie intensive piene di letti senza malati da guardare e destinate a essere cattedrali in breve ad alto costo, il peggio di quanto combattuto per anni di male governo della cosa pubblica. Non saranno gli ospedali più grandi la nostra difesa ma avere un progetto di come innalzarli al primo squillo di tromba (tenendo in cantina al coperto, strumenti già pronti e attrezzi e la Riserva aurea di uomini addestrati) e congiuntamente all’inverso girare il volante fuori dall’ospedale verso una sanità pubblica su cui innescare tanta Innovazione di vicinanza, casa per casa, con tecno-assistenza e umanizzazione della cura e dell’ascolto dei bisogni che se fosse stata già disponibile (dopo tanti anni che se ne reclamava il bisogno) forse la storia del Covid-19 avrebbe un meno sul conto dei morti.
Lasciate stare i proclami di chi già ha gli occhi brillanti di guadagni percorsi sulle stesse vie facili dell’ospedale-mattone e di strumenti, la Nostra Sanità deve percorrere le vie meno comuni e polverose, tornare a passare nelle piccole città, nelle campagne, nelle singole case affinché si realizzi una Sanità di Comunità che non lascia indietro nessuno; un new deal capace di contenere in forma equilibrata la forza dell’Eccellenza Ospedaliera dove l’incurabile sarà curato e il contagio previsto e la rete di Eccellenza del Territorio capace di osservazione continua dei bisogni e di una molecolare ragnatela di salute collettiva dove ogni singola persona abbia cura perché saranno i disastri lasciati sul campo (le complicanze delle cronicità e gli esiti dei guariti dal virus) cui rivolgere gli occhi.
Ora in attesa di rivedere i conti del disastro, senza passare troppo veloci sugli errori, dobbiamo ripartire dalla consapevolezza che quest’ombra sotterranea virale non ci lascerà nel passare di un giorno per cui non commettiamo gli stessi errori e riflettiamo sui tempi, giorno per giorno, delle cose da fare in anticipo per non dover rivedere crescere immane la paura dell’onda di riflusso che come tutti sapete, fa più male della prima alta marea. Ricordate tutti gli scomparsi dalla vita senza un bacio e un fiore tra le mani e nessun pianto e nessuno che abbia potuto fermarsi al loro passaggio in questo viale deserto verso la casa senza tempo. A questi Cortei del Lutto ciascuno di noi deve un fiore e un dono: Il dono è Resistere per ritornare come diceva il poeta,….a riveder le stelle, liberi dal contagio della sfiducia e dell’angoscia. Ognuno si senta un volontario della salute e vada con serena volontà verso il futuro ma senza dimenticare quanto fragile sia il vuoto confine del virus.
Prof. William Raffaeli
Presidente Fondazione ISAL