Terapia del dolore cronico

Dolore cronico, al via a Bruxelles il simposio internazionale Sip

C’è anche la Fondazione ISAL tra le 182 associazioni e società scientifiche nazionali e internazionali che si occupano di dolore, protagoniste del quarto simposio internazionale della Societal impact of pain (Sip), in programma il 14 e il 15 maggio a Bruxelles presso le sedi del Comitato economico e sociale europeo e del Parlamento europeo.

Nel corso della due giorni, esperti in materia di indicatori di dolore, politici, professionisti e operatori sanitari, tra cui il professor William Raffaeli, presidente della Fondazione ISAL, si confronteranno su due temi specifici: la definizione di indicatori qualitativi condivisi per la valutazione e la gestione del dolore e il dolore cronico nella popolazione attiva, con particolare attenzione alle conseguenze nella sfera professionale.

Indicatori di salute e qualità della vita. Un’adeguata gestione del dolore cronico è diventata una priorità per i sistemi sanitari di tutta Europa. Sono però necessari indicatori attendibili per definire con precisione le risorse economiche da allocare. I dati epidemiologici, l’elevata incidenza e i notevoli costi diretti e indiretti per i sistemi sanitari sono già stati al centro dei precedenti simposi Sip. Nell’edizione di questa sarà compito di un focus group individuare nuovi criteri e dati, che saranno poi convalidati e condivisi dagli Stati membri dell’Unione europea.

Il dolore cronico e il lavoro. All’impatto del dolore cronico sulla forza lavoro europea è invece dedicato un secondo focus group, in cui verranno messe in evidenza le buone pratiche per la prevenzione, la cura e la reintegrazione lavorativa.

In tempi di austerità e di crisi economica, l’occupazione e la produttività della popolazione attiva sono un tema centrale della politica nazionale ed europea”, spiega Marian Harkin, membro irlandese del Parlamento europeo, che presiederà il focus group. “Per questo abbiamo bisogno di confrontarci sia sulle misure di prevenzione da attuare, sia sui programmi di riabilitazione necessari per far sì che tutta la popolazione attiva europea sia in grado di lavorare, anche se colpita da dolore cronico”.

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