Dolore cronico e disturbi psichiatrici, le ragazze depresse soffrono di piu’
Esiste una forte correlazione tra disturbi psichiatrici durante l’adolescenza e dolore cronico, specialmente tra le ragazze. È quanto emerso da uno studio condotto dalla Norwegian University of Science and Technology (Ntnu) di Trondheim pubblicato su BMC Psychiatry.
La ricerca ha riguardato 556 adolescenti dai 13 ai 18 anni con ansia, depressione, disturbi alimentari e autistici, sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione. A ognuno di loro è stato consegnato un questionario in cui si chiedeva se e che tipo di dolore fisico avessero. Sette su dieci hanno dichiarato di soffrire di dolore cronico. Tra gli adolescenti depressi la percentuale è ancora più elevata, otto su dieci.
Il dolore più frequente è risultato quello muscolo-scheletrico. Le ragazze hanno riferito di soffrire di dolore cronico più spesso dei ragazzi, indipendentemente dal tipo di disturbo psichiatrico diagnosticato.
“Numeri così alti richiedono che il sistema di cura e sostegno per bambini e adolescenti diventi più consapevole del legame tra dolore cronico e disturbi psichiatrici” dice la professoressa dell’Ntnu Marit Sæbø Indredavik. “Il dolore fisico è più comune tra i giovani con ansia e depressione – continua –: questo non è una sorpresa, ma un chiaro segnale da tenere in mente quando si trattano problemi di salute mentale”.
La professoressa Indredavik è stata tra i principali contributor della ricerca insieme a Wenche Langfjord Mangerud. Entrambe lavorano al Regional Centre for child and youth mental health dell’Ntnu. Mangerud sottolinea come dolore fisico e salute mentale non possano essere trattati separatamente.
“Tanto l’ansia quanto la depressione peggiorano la qualità della vita degli adolescenti che ne soffrono, in più ora scopriamo che essi hanno anche dolore cronico – aggiunge Mangerud –. Per trattare l’ansia in maniera positiva bisogna trattare anche il dolore fisico, e viceversa, ed è importante che il trattamento sia efficace in modo che i problemi non si trascinino in età adulta, come purtroppo spesso accade”.
“Purtroppo ci sono troppo pochi fisioterapisti che lavorano in psichiatria infantile e adolescenziale, ma è possibile trovare altrove all’interno del sistema sanitario – conclude la ricercatrice –. Gli operatori sanitari devono collaborare maggiormente tra di loro in modo che ci si possa prendere cura del corpo come della mente”.