La Cina vuole la Ketamina al bando: a rischio il controllo del dolore nei Paesi a basso reddito. La Commissione ONU frena
Venerdì 13 marzo la Commissione ONU sulle droghe si è riunita a Vienna per decidere se inserire la Ketamina – l’anestetico più diffuso nei Paesi a basso reddito, utilizzato anche per il trattamento del dolore – tra i farmaci di classe I, ovvero tra le sostanze stupefacenti da abuso secondo la Convenzione del 1971 sulle sostanze psicotrope. La richiesta era stata avanzata dalla Cina, dove il farmaco ha un importante mercato illecito come sostanza da abuso, simile all’ecstasy e venduto come «Special K». La richiesta, motivata dunque dalla necessità di mettere un freno al traffico della Ketamina come stupefacente, è stata però posticipata.
A convincere la Cina le altre nazioni membri, in quanto proprio tale farmaco è ritenuto indispensabile dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Paesi in via di sviluppo. Guido Fanelli, ordinario di anestesia e rianimazione all’Università degli Studi di Parma, spiega l’importanza dell’improvviso cambio di rotta: «La legge, nei Paesi occidentali e industrializzati che dispongono di diverse alternative, tra mezzi chirurgici e farmacologici, alla Ketamina, relega già questa sostanza tra quelle elencate in tabella I, dunque a stretto controllo.
Tuttavia i Paesi più poveri dispongono soltanto di questa molecola come anestetico di prima scelta, dunque metterla “al bando” sarebbe stato estremamente rischioso». Dall’Africa Subsahariana al Sud America, dall’India alla Cina, la Ketamina è attualmente usata per controllare il dolore durante interventi come tagli cesarei, operazioni su fratture complesse e molto spesso in chirurgia pediatrica. «Ottenendo la messa al bando della Ketamina, da parte della Commissione Onu, la Cina avrebbe sicuramente rafforzato il controllo dei fenomeni criminali legati al traffico illegale di questo farmaco – conclude Fanelli – ma avrebbe seriamente penalizzato gli altri Paesi dove esso è l’unico anestetico reperibile e dove la chirurgia ha meno mezzi rispetto all’Occidente».
Contraria al tentativo della Cina la stessa OMS, che inserisce invece la Ketamina tra i farmaci essenziali in grado di «soddisfare le necessità di cura della maggioranza della popolazione e sempre disponibili in quantità sufficiente e sotto la forma farmaceutica appropriata». Appello anche dalla rivista scientifica The Lancet, che appoggia le iniziative nazionali e internazionali che stanno cercando di evitare la catastrofe sanitaria che potrebbe derivare dalla difficoltà di accedere alla Ketamina e quindi dalla difficoltà di garantire una chirurgia sicura nei Paesi in via di sviluppo.