“Chi si ferma è perduto! Mai mollare!” La storia di Michele Pittacolo
Mi chiamo Michele Pittacolo e sono un ciclista! Sono nato a Udine il 5 settembre 1970 e ho iniziato l’attività ciclistica a 13 anni con il Velo Club Latisana. A 14 anni ho vinto la mia prima gara: me la ricordo bene perché conservo gelosamente tutti gli articoli di giornale relativi alle mie vittorie. Dal 1989 ho corso con i dilettanti e nei sette anni successivi ho collezionato sette vittorie, la più importante delle quali a Parenzo con i professionisti.
A 25 anni ho smesso con il ciclismo professionistico, ma nel 1996 sono passato alla mountainbike, portando a casa oltre 300 vittorie, tra cui un Campionato Italiano Strada nel 2006. Per quattro anni, con la squadra delle Marche per cui ero tesserato, ogni fine settimana ero in giro per l’Italia a disputare gare: in 10 anni ho collezionato all’incirca 300 vittorie di cui una sessantina di vittorie assolute in granfondo MTB.
Il 12 settembre 2007, durante un allenamento in pausa pranzo, sono stato travolto da un automezzo; quel gravissimo incidente mi ha stravolto la vita: settimane di terapia intensiva, ospedali, diversi interventi chirurgici e parte dei miei ricordi completamente cancellati. In ricordo di quel giorno mi restano placche di titanio in testa, la parte destra del cranio ricostruita in resina, problemi alla mano destra, alla spalla sinistra, all’occhio sinistro, nonché difficoltà di equilibrio e di linguaggio e forti e inaspettati mal di testa che rendono, a volte, le giornate impossibili.
Nel luglio del 2009 mi hanno classificato atleta paralimpico nella categoria CP4 (paralisi cerebrale) e ho vinto i primi due tricolori paralimpici su pista. Poco dopo è arrivata la convocazione del CT Mario Valentini ai primi ritiri con la nazionale e ai Mondiali di Bogogno (NO) dove ho vinto due titoli mondiali: cronometro e strada! A novembre dello stesso anno a Manchester (GB) ho vinto l’oro mondiale su pista nell’inseguimento individuale conquistando il Record del Mondo e il bronzo nel km da fermo. Da qui in poi un susseguirsi di vittorie, ma anche di stop inaspettati e involontari. A settembre 2011 ho riconquistato il titolo di Campione del Mondo su strada a Roskilde in Danimarca e nel 2012 ho vinto il bronzo alle Paralimpiadi di Londra.
Ma il 17 agosto 2013, durante il ritiro in Abruzzo con la Nazionale, alla vigilia della partenza da favorito per il mondiale in Canada, a causa di una caduta di gruppo, ho riportato la frattura di tre vertebre (D6, D7 e D11). L’incidente sembrava la fine della mia carriera agonistica, ma dopo soli 33 giorni mi sono rialzato e sono ripartito, di nuovo. All’inizio fu un trauma, ma grazie alle persone giuste sono riuscito a trovare, ancora una volta, la forza per ricominciare.
Nel 2014 a Greenville, in Sud Carolina, ho riconquistato la meravigliosa maglia iridata di campione del mondo, segnando così il mio 3° titolo mondiale su strada e il 5° in carriera.
La forza di ripartire… e la sfortuna che continua a mettersi in mezzo…
La stagione 2018 inizia con la novità di una squadra creata apposta per me: la PittaBike, con il prezioso sostegno di generosi sponsor. Purtroppo, l’11 marzo, alla prima gara, una granfondo per testare la condizione, appena superato il traguardo ho impattato contro un mezzo in movimento sulla carreggiata: frattura di 8 costole a destra, pneumotorace, trauma cranico e lussazione della spalla destra. La stagione, e anche la carriera, avrebbero potuto chiudersi lì, alla prima gara, ma pochi mesi dopo ci sarebbero stati i mondiali in Friuli, a Maniago, sulle strade dove mi alleno ogni giorno. Dovevo reagire. Ancora una volta. E l’ho fatto. Il 5 agosto 2018 a Maniago, per la sesta volta, mi sono laureato Campione del Mondo.
I dolori rimasti sono parecchi, si impara a convivere con loro, ma ci sono delle giornate più difficili da far passare, e solo con la forza e la determinazione a voler migliorare ogni giorno non è sufficiente. Credo molto nel destino: mi trovavo in ritiro con la nazionale di paraciclismo in Abruzzo e da diversi giorni il mal di testa non mi dava tregua. Proprio lì ho avuto la fortuna di incontrare il Vicepresidente della Fondazione ISAL che mi ha fatto conoscere le loro attività di ricerca sul tema del dolore cronico.
Il mio motto è: “chi si ferma è perduto! Mai mollare!” perché anche con una disabilità si possono ottenere grandi risultati e immense soddisfazioni nello sport e nella vita.