Dolore nei pazienti oncologici
Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a partire dal 2021 ci saranno più di 15 milioni di nuovi casi di tumore per anno in tutta la popolazione mondiale.
E dal momento che la terapie oggi praticate se non capaci di guarire la malattia possono protrarre la sopravvivenza, saranno sempre più i pazienti che potranno soffrire di dolore correlato al tumore e/o per i trattamenti praticati.
I dati attualmente disponibili affermano che il dolore tumorale è curato in modo inadeguato; più del 50% dei pazienti in trattamento e più del 90% di quelli in stadio avanzato dichiarano di avere dolore.
Le cause del dolore correlato al tumore sono diverse e vanno dall’aggressione tumorale (primitiva o secondaria) ai tessuti molli, ai visceri, ai nervi ed alle ossa, ai cambiamenti strutturali del corpo.
Inoltre il dolore presente nel paziente neoplastico può essere conseguente ai trattamenti praticati quali chemioterapia, radioterapia, immunoterapia, chirurgia.
In sintesi il dolore può essere conseguente: 1) al tumore stesso (alla sua aggressione ed alla sua espansione); 2) alle terapie praticate; 3) ad eventuali malattie concomitanti (osteoartrosi, discopatia degenerativa, neuropatia diabetica ecc.).
Va ricordato, poi, che il dolore tumorale è amplificato dalla sua interazione con gli altri sintomi presenti quali stanchezza, dispnea, nausea, stipsi, disturbi del sonno e della coscienza.
La terapia del dolore oncologico pretende, quindi, una accurata valutazione della storia clinica e delle condizioni del paziente, per identificare la tipologia del dolore (o dei dolori) in atto e per impostare la terapia più adeguata.
Trattandosi poi di una malattia evolutiva sarà necessario procedere a modifiche del programma terapeutico impostato, in modo dare il massimo dei benefici con il minimo di effetti collaterali.
Va ricordato, in ogni caso, che il trattamento più efficace del dolore tumorale si ottiene con trattamento precoce dello stesso, perché ciò aiuta il paziente a collaborare meglio ed a tollerare i protocolli terapeutici (“Primum lenire dolorem” !).
Il dolore oncologico può essere efficacemente trattato nell’85-95% dei casi con un programma terapeutico integrato basato su cure farmacologiche e chemioterapia specifica; nei rimanenti casi si può fare ricorso a procedure antalgiche invasive.
Nell’ambito dei farmaci analgesici utilizzati gli oppioidi rappresentano la categoria più importante; essi, usati in modo corretto, possono rappresentare uno strumento molto efficace per la cura del dolore tumorale.
L’odierna disponibilità di numerosi prodotti di diversa potenza e somministrabili per vie ed in forme diverse (compresse, gocce, fiale, supposte spray ecc.), rende possibile l’attuazione di una terapia efficace e personalizzata.
Non c’è alcuna ragione, dunque, perché il paziente affetto da dolore tumorale debba, oggi, continuare a provare dolore. Una cura capace di alleviare la sofferenza e ridare, così, dignità all’esistenza può essere individuata se ci si rivolge a un medico esperto in terapia del dolore che saprà dare i consigli del caso.
Prof. Gianvincenzo D’Andrea,
Vicepresidente della Fondazione ISAL