Il Dolore Cronico: Rendere Visibile Un Nemico Invisibile. Intervista alla biologa ISAL Valentina Malafoglia
Il dolore cronico è una condizione debilitante che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Diversamente dal dolore acuto, che serve come un segnale di allarme per il corpo, il dolore cronico persiste per mesi, a volte per anni, senza un motivo apparente, influenzando profondamente la qualità della vita di chi ne soffre. Le cause possono essere molteplici e complesse, e il trattamento spesso richiede un approccio multidisciplinare. La ricerca scientifica gioca un ruolo cruciale nello svelare i meccanismi sottostanti a questa condizione, aprendo la strada a terapie più efficaci.
In questo contesto, la Fondazione ISAL si impegna a sostenere la ricerca e a promuovere la conoscenza nel campo del dolore cronico, con l’obiettivo di migliorare la vita dei pazienti. Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto dalla dottoressa Valentina Malafoglia, biologa che da anni fa parte del gruppo di ricerca di Fondazione ISAL, con la partecipazione al congresso internazionale della IASP (International Association for the Study of Pain) che si è tenuto dal 5 al 9 agosto ad Amsterdam. Durante l’evento, Valentina ha presentato i dati preliminari del progetto di ricerca di Fondazione ISAL sul ruolo dei recettori per gli oppioidi sulla superficie delle cellule del sistema immunitario.
Intervista con la dott.ssa Valentina Malafoglia, biologa del gruppo di ricerca di Fondazione ISAL sul dolore cronico
D: Valentina, puoi spiegarci brevemente su cosa verte il progetto di ricerca che hai presentato al congresso della IASP?
R: Certamente! Il progetto che sto portando avanti con Fondazione ISAL si concentra sullo studio del ruolo dei recettori per gli oppioidi, in particolare quelli presenti sulla superficie delle cellule del sistema immunitario, come possibili marcatori di patologia dolorosa. La diagnosi del dolore cronico è un aspetto ancora molto controverso nel campo della medicina, non ci sono test specifici ed universali che possano discriminare correttamente il paziente con dolore cronico. Lo scopo principale della nostra ricerca è proprio quello di aiutare la diagnosi, attraverso la caratterizzazione di marcatori propri del dolore. Per adesso abbiamo ottenuto promettenti risultati analizzando il sangue di pazienti fibromialgici.
D: Quali sono i principali risultati che hai presentato al congresso?
R: Al congresso ho presentato i dati preliminari che indicano il ruolo dei recettori oppioidi sulle cellule del sistema immunitario come possibili marcatori di dolore cronico. Abbiamo visto che la percentuale di cellule immunitarie della categoria “B” che esprimono il recettore Mu per gli oppioidi (n.d.r. una particolare tipologia di recettori per gli oppioidi) sulla loro superficie potrebbe essere un indicatore di dolore, se presente sotto ad una certa soglia.
Questi risultati aprono nuove prospettive per comprendere meglio come il sistema immunitario possa essere coinvolto nella percezione del dolore e potrebbero portare allo sviluppo di nuove terapie che mirino sia al controllo del dolore che alla modulazione della risposta immunitaria.
D: Cosa rende questa ricerca particolarmente innovativa?
R: La novità sta proprio nell’approccio multidisciplinare: stiamo guardando al dolore non solo come a un problema neurologico, ma anche come a un fenomeno che coinvolge direttamente il sistema immunitario. Tradizionalmente, il ruolo degli oppioidi è stato studiato principalmente nel contesto del sistema nervoso, ma la nostra ricerca punta a espandere questa conoscenza esplorando il loro ruolo nelle cellule immunitarie. Questo potrebbe rappresentare un cambiamento di paradigma nella comprensione e nel trattamento del dolore cronico.
D: Quali saranno i prossimi passi del progetto?
R: Ora che abbiamo ottenuto questi risultati preliminari, il prossimo passo sarà approfondire le nostre analisi e validare i dati su un campione più ampio. Inoltre, stiamo progettando di esplorare ulteriormente come queste interazioni possano essere modulate per sviluppare trattamenti più mirati e personalizzati per i pazienti affetti da dolore cronico. L’obiettivo finale è quello di tradurre queste scoperte in applicazioni cliniche che possano davvero fare la differenza nella vita delle persone.
D: Amsterdam è una città molto suggestiva. Oltre al congresso, hai avuto modo di esplorare un po’ Amsterdam? C’è qualcosa che l’ha particolarmente colpita o che le è rimasta nel cuore?
R: Il vivere la città nella piena libertà di camminare e ascoltare l’atmosfera propria e unica di questo luogo incantevole, pulito, antico e moderno allo stesso tempo, con servizi puntuali e pieno di arte.