Dolore cronico, una pianta medicinale cinese potrebbe combatterlo
Da una pianta usata nella medicina tradizionale cinese potrebbe arrivare un nuovo rimedio contro il dolore cronico. Si tratta di una specie orientale della Cordyalis, pianta appartenente alla famiglia delle Papaveracee. La Cordyalis Yanhusuo, secondo uno studio firmato da un team composto dai ricercatori della University of California di Irvine e del Dalian Institute of Chemical Physics dell’Accademia di scienze cinese, contiene nelle radici un composto chiamato deidrocoribulbina (Dhcb), che potrebbe offrire sollievo.
La ricerca, pubblicata sul numero di gennaio della rivista Current Biology, è stata per ora condotta solo su modello animale. Il Dhcb è risultato agire attraverso i recettori che si legano alla dopamina, dimostrandosi efficace contro tre tipi di dolore: acuto, infiammatorio e neuropatico o cronico. Non sono stati riscontrati assuefazione ed effetti collaterali.
La Cordyalis Yanhusuo cresce principalmente in Siberia, in Giapone e nel nord della Cina. Le sue radici vengono tradizionalmente utilizzate per alleviare i dolori mestruali, addominali e il mal di schiena. La pianta era già stata precedentemente studiata, ma questa è la prima volta che viene isolato, estratto e testato il Dhcb.
“Oggi l’industria fatica a trovare nuovi farmaci, eppure per secoli le persone hanno usato rimedi erboristici per affrontare una miriade di diverse condizioni di salute, dolore compreso” dice il neurofarmacologo della University of California Olivier Civelli. “Il nostro obiettivo è stato quello di identificare i composti di queste erbe, che potrebbero aiutarci a scoprire nuovi approcci terapeutici”.
“Siamo entusiasti della nostra scoperta – continua Civelli –, che getta le basi verso lo sviluppo di nuovi farmaci e di una maggiore conoscenza del meccanismo del dolore”. Prima, però, avvertono i ricercatori, deve essere valutata l’eventuale tossicità del Dhcb sull’uomo e per questo sconsigliano le preparazioni a base di Cordyalis Yanhusuo che si possono trovare in commercio, specie sul web. “Ma è anche possibile che se il composto viene chimicamente modificato, si possano ricavare farmaci più efficaci” concludono.