Gli oppioidi nelle malattie reumatologiche: un prezioso strumento da utilizzare con sapienza e attenzione
Il dibattito sull’uso dei farmaci della classe oppioide e sui rischi connessi al loro utilizzo è oggi molto attuale, anche se è un argomento di cui si discute da tanti anni, e su cui troppi medici hanno poca conoscenza, nonostante la necessità del loro utilizzo per la cura di numerose condizioni di dolore sia acuto che persistente. Gran parte delle malattie muscolo-scheletriche, specie quelle osteo-degenerative, ricevono un importante beneficio dagli oppiacei; ciononostante, essi sono poco utilizzati dai medici specialisti reumatologi. A fine anni novanta, EULAR lamentava lo scarso utilizzo degli oppioidi in reumatologia nonostante la presenza di un’alta incidenza di dolore in questa popolazione se trattata con le linee tradizionali di terapia composte da paracetamolo e farmaci della classe NAISDs/FANS (analgesici non steroidi a cui appartengono gli antinfiammatori). La maggior parte delle persone con dolore in ambito reumatologico ancora oggi presenta un elevato consumo di FANS, che possono generare eventi avversi a livello gastrointestinale, in particolare renale, e non facilmente utilizzabili dalla popolazione già affetta da condizioni di malattia in queste sedi. Il Prof. Raffaeli e il suo gruppo, già fin dai primi anni 2000, avevano suggerito che l’uso dei farmaci della classe oppioide poteva essere una valida alternativa all’uso di FANS e del cortisone, non solo quali medicinali efficaci sul dolore, ma altresì utili nel determinare un’immuno-soppressione1, che è utile nelle malattie con alterazioni della risposta immunitaria come accade in molte patologie reumatologiche2. Infatti l’uso degli oppiacei non solo controllava molto bene il dolore che affligge le persone con Artrite Reumatoide, ma ne riduceva in maniera significativa la disabilità funzionale sulle articolazioni.
È evidente che – come ogni medicina – anche gli oppiacei debbano essere usati seguendo buone pratiche cliniche che permettano di prevenirne un uso inappropriato. In tal senso, un fattore critico è dato dall’attuare un controllo seriato con monitoraggio della loro efficacia e delle dosi in uso, specie controllandone un incremento non giustificato. La selezione ha quale caposaldo l’identificazione della tipologia del dolore, sapendo come le patologie con dolore a carattere nocicettivo siano quelle che più di altre ottengono benefici dall’uso di oppiacei. Attenzione poi ai pazienti giovani e a quelli con disturbi emotivi o psichiatrici, perché il farmaco non venga usato per coprire altre necessità. Inoltre, gli oppiacei non dovrebbero essere usati per il trattamento di forme cliniche di dolore caratterizzate da una prevalente componente di dolore neuropatico, specie centrale, di cui è nota la risposta terapeutica. Il cardine della cura è affidato come detto ad un severo e preciso monitoraggio. Infatti il loro uso corretto ed esperto capace di prevenire ogni malpractice è sempre stato uno dei focus su cui si è adoperata fin dai primi anni duemila la Fondazione ISAL, che è stata la promotrice in Italia della creazione di un Registro dedicato proprio alle buone pratiche nell’Uso degli Oppiacei riservato alle persone affette da dolore da cancro e da dolore non da cancro3 sostenuto dalla collaborazione con la società scientifica FederDolore (Società di coordinamento nazionale centri di terapia Antalgica e Cure Palliative) e diretto dallo stesso Raffaeli. Il Registro ha permesso di promuoverne l’uso consapevole e appropriato, monitorandone per anni il consumo delle differenti formulazioni e assicurandone la prevenzione di un uso improprio con abuso e malpractice sanitaria4, 5. I farmaci oppiacei non devono essere usati dai pazienti senza un controllo clinico del medico curante. Allo stesso tempo non reputiamo sia da enfatizzarne il pericolo di addiction derivante dal loro utilizzo, anche perché molti dei problemi di abuso derivano non dalle caratteristiche specifiche dei farmaci oppiacei, quanto proprio da un uso poco controllato e da una prescrizione spesso non sottoposta ad una attenzione clinica sulla specificità della condizione dolorosa.
Troppo spesso si imputano ai farmaci dei pericoli che sono invece dovuti a errori prescrittivi o gestionali da parte di chi li prescrive6.
Gli oppioidi sono uno strumento prezioso e il loro uso è di grande valore e non deve andare disperso a causa di un utilizzo scorretto per inappropriatezza prescrittiva o scarso monitoraggio. Ricordiamo inoltre che anche i FANS, se lasciati a un utilizzo non esperto e ad un’automedicazione possono generare complicanze sulla salute delle persone, come accade per tutti i medicinali che garantiscono una reale efficacia nella cura delle malattie (si consideri per esempio anche il cortisone o la chemioterapia), ma che non per questo non sono usati se si vuole realmente curare le patologie gravi tra cui noi reputiamo si possa inserire il dolore cronico severo, quale è il dolore di natura reumatologica, che altera profondamente la vita delle persone.
1) Raffaeli, W. (1999). Sistema immunitario ed analgesici. Minerva Anestesiologica, 65(9), 181-3.
2) Raffaeli, W., Pari, C., Corvetta, A., Sarti, D., Di, V. S., Biasi, G., & Galeazzi, M. (2010). Oxycodone/acetaminophen at low dosage: an alternative pain treatment for patients with rheumatoid arthritis. Journal of opioid management, 6(1), 40-46.
3) Registro Italiano sull’uso corretto degli Oppioidi nel Dolore Cronico: analisi di sicurezza e efficacia
4) W. Raffaeli, et al: Giornale Italiano di Terapia del Dolore e Cure Palliative n. 01 maggio 2008, 30-44.
5) W. Raffaeli, et al : Giornale Italiano di Terapia del Dolore e Cure Palliative 01 ottobre 2008: 22-32 / W. Raffaeli, et al : Eur J. Pain Vol 13 , pp S 97 , 2009
6) Maremmani, I., Gerra, G., Ripamonti, I. C., Mugelli, A., Allegri, M., Viganò, R., … & Gatti, R. C. (2015). The prevention of analgesic opioids abuse: expert opinion. Eur Rev Med Pharmacol Sci, 19(21), 4203-4206.