Livia Turco: “La legge per la terapia del dolore e’ la mia legge del cuore”
Sei legislature in Parlamento, per due anni (dal 2006 al 2008) ministro della Salute, Livia Turco è stata tra i primi ideatori e tra i più fermi sostenitori della legge 38/2010 che garantisce l’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative, che venne approvata quando il Partito democratico era all’opposizione. Oggi presidente della Fondazione di cultura e politica delle donne Nilde Iotti e del consiglio di indirizzo dell’Inmp (l’istituto per la salute dei migranti e il contrasto delle malattie della povertà), da pochissimo è stata nominata ambasciatrice dell’ISAL nel mondo: “Sono amica della Fondazione – dice –, cercherò di essere utile”.
Onorevole Turco, che cosa rappresenta per lei la legge 38?
“È una legge di civiltà e una legge del cuore per come l’ho vissuta. Alleviare la sofferenza di chi vive in condizioni di dolore cronico e promuovere la dignità nel fine vita senza che ci siano diseguaglianze, è un grande obiettivo, per cui sono contenta di essermi spesa. La 38 è stata una legge molto voluta e molto condivisa non solo all’interno del Parlamento, che ha messo a frutto il lavoro con la società civile, con i medici e con le associazioni, che avevo iniziato quando ero ministro”.
Nonostante siano passati un po’ più di 4 anni dalla sua promulgazione, la legge, però, non è ancora pienamente applicata. Perché questo ritardo?
“C’è un problema di mancanza di cultura, intanto. È indispensabile continuare la battaglia affinché la legge sia conosciuta e rispettata innanzitutto da medici, infermieri, dirigenti sanitari e da chi decide i budget sanitari. Ma questo sforzo deve coinvolgere anche i cittadini, perché solo cittadini informati possono far valere i loro diritti. In questo sono molto importanti le associazioni come la Fondazione ISAL, perché con il loro impegno rendono consapevoli le persone. Ma oltre all’aspetto culturale, ce n’è uno politico: basta tagli, il dolore cronico e le cure palliative non sono qualcosa di marginale, sono aspetti cruciali per la dignità delle persone”.
Come è nato il suo rapporto con la Fondazione ISAL?
“Risale al periodo in cui da ministro ho costituito il tavolo tecnico in cui si sono poste le basi per la legge 38. Li ho conosciuto per la prima volta tante belle persone, tra cui il professor William Raffaeli. È una lunga conoscenza, quindi, che ho avuto modo di approfondire negli anni. La Fondazione ISAL ha avuto il merito di far emergere il tema del dolore cronico che affligge le persone nel fiore della vita. L’avermi nominata ambasciatrice della Fondazione è un atto di generosità”.