Optogenetica, Antonello Bonci: “E’ la rivoluzione delle neuroscienze”
Potrebbe bastare un click per curare dipendenze, Alzheimer, Parkinson, epilessia, depressione e anche il dolore cronico. Un click per attivare o disattivare, spegnere o accendere come se si avesse un interruttore, quelle precise aree del cervello (o persino i singoli neuroni) che regolano il funzionamento del sistema nervoso. Sembra fantascienza, ma è invece quanto promette di fare l’optogenetica, scienza rivoluzionaria che unisce genetica, biologia molecolare e stimolazione laser e che ha da poco ricevuto dall’amministrazione di Barack Obama, attraverso il Brain activity map project, un finanziamento di 300 milioni di dollari all’anno per dieci anni.
L’esplorazione della mente. Così come negli anni Sessanta l’Apollo Program voluto da John Kennedy ha dato inizio all’avventura dell’uomo nello spazio, l’optogenetica si appresta a portare avanti la conoscenza sul fronte del funzionamento della mente umana. L’obiettivo? Trovare una cura alle malattie oggi impossibili da battere.
“L’optogenetica è la rivoluzione delle neuroscienze”, spiega con autentico entusiasmo il professor Antonello Bonci, scientific director del National Institute on Drug Abuse statunitense, nonché componente del comitato scientifico estero della Fondazione ISAL, in questi giorni in Italia per presentare al Simpar (Study in multisciplinary pain research) di Pavia gli ultimi risultati della sua ricerca: eliminare la dipendenza da cocaina “bersagliando” precise aree del cervello.
“L’optogenetica è stata scoperta a Stanford nel 2005 da Karl Deisseroth e noi siamo stati tra i primi gruppi di ricerca a sperimentarla – racconta –. Abbiamo già ottenuto risultati estremamente interessanti, di cui presto uscirà una pubblicazione su Nature il prossimo 2 aprile. Sappiamo esattamente che cosa possiamo fare per aiutare le persone dipendenti dalla cocaina, tanto che siamo pronti a iniziare i trial clinici”.
Dal laboratorio alla terapia. Se per la ricerca farmacologica ci vogliono circa 10 anni per passare dal laboratorio al paziente, le conoscenze acquisite con l’optogenetica possono portare ad applicazioni quasi immediate: “Tecniche come la stimolazione magnetica transcranica sono virtualmente prive di effetti collaterali – continua il professor Bonci –. Questo è un momento splendido per le neuroscienze, perché la mappatura completa del cervello ci potrebbe portare in pochi anni a molte nuove terapie”.
Avanza, quindi, l’onda dell’optogenetica e il finanziamento federale non potrà che dare un’ulteriore e importante spinta. “Il National Institute of Health, Stanford, Harvard, l’Mit di Boston, la John Hopkins e tutti i principali gruppi di ricerca americani sono impegnati a capire come l’optogenetica possa essere applicata alle depressioni, alle malattie neurologiche e psichiatriche, al dolore cronico e, in genere, alle patologie del sistema nervoso” aggiunge Bonci.
La dimostrazione sta anche nel crescente interesse da parte della comunità scientifica internazionale: “All’ultimo convegno della Society of Neuroscience, il numero di presentazioni dedicate all’optogenetica è aumentato in maniera esponenziale”. “Sono davvero convinto – conclude Bonci – che presto moltissime persone potranno beneficiare dalle applicazioni terapeutiche derivate da queste scoperte”.