Più scienza e coscienza istituzionale e civica per dare terapie efficaci anche al dolore complesso e incurabile
Sempre di più, in questi anni tormentati dal dibattito sul fine vita, si conferma la necessità di un impegno straordinario nella lotta alla sofferenza quale unico baluardo alla deriva eutanasica che si insinua nella tragedia di chi vive nella sottrazione di vita per malattie terribili. In questa sofferta e fragile dimensione di vita, non deve essere il dolore prolungato e quotidiano a rendere ineludibile la scelta. Durante il seminario organizzato da Fondazione ISAL nel 2015 presso la biblioteca del Senato, il Presidente William Raffaeli ripeteva come alla sofferenza generata dal dolore incurabile, il Paese avesse l’obbligo morale di contrapporre un piano straordinario di scienza investendo nella ricerca sul dolore, affinché alla crudeltà dell’indifferenza e alla falsa misericordia dell’eutanasia si contrapponga il sapere della cura e della buona assistenza, così che nessuno debba rivolgersi all’eutanasia per disperazione fisica e solitudine.
Ai legislatori del Belgio, che fin dal 2014 al dolore indicibile – anche nel bambino – rispondono con l’eutanasia, noi che conosciamo la crudeltà del dolore diciamo che la procedura di morte non è una cura, ma una viltà di chi si retrae dall’impegno di garantire ad ogni uomo e a ogni donna una pari assistenza capace di preservarne la Dignità di una scelta non resa obbligata dalla Sofferenza.
Più Scienza e più Coscienza Istituzionale e Civica per dare anche al Dolore Complesso e Incurabile ciò che si garantisce ad ogni altra malattia: un grande impegno di innovazione e ricerca per nuovi traguardi di terapie efficaci e un forte impulso all’assistenza continua e integrata affinché le famiglie non siano abbandonate e le persone non si sentano solo un peso.