Cannabis terapeutica, CBD e dolore
Anche in Italia negli ultimi anni la pianta di Cannabis viene utilizzata a scopo terapeutico. A regolare l’impiego della Cannabis Medica (CM) è il Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015 che suggerisce il suo impiego nel momento in cui le terapie standard non garantiscono gli effetti desiderati oppure, al contrario, provocano effetti secondari non tollerabili. Nel 2018 è entrato in vigore un “aggiornamento” del decreto precedente grazie a cui la CM si può prescrivere per ogni tipo di dolore cronico, senza che questo debba essere per forza associato a una particolare condizione.
La Cannabis è un genere di piante della famiglia delle Cannabaceae in cui sono presenti diversi componenti chiamati fitocannabinoidi. Tra gli oltre 100 fitocannabinoidi finora identificati, i più conosciuti e maggiormente usati sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Il CBD, a differenza del THC, non ha effetti psicoattivi.
Le cure impiegate oggi nella gestione del dolore cronico comprendono farmaci analgesici non steroidei (FANS) e farmaci steroidei e oppiacei, per intervenire nei casi di dolore particolarmente intenso. Queste cure convenzionali, sebbene siano ad oggi considerate le più sicure ed efficaci, presentano diversi effetti collaterali, spesso anche gravi.
Per questa ragione, la ricerca di cure alternative è diventata fondamentale per chi si occupa di terapia del dolore.
Il Cannabidiolo (CBD), insieme al THC, è tra le componenti più promettenti della pianta di Cannabis, forte di un maggior numero di studi scientifici che ne riportano l’efficacia in alcune forme di dolore cronico.
Per approfondire l’argomento continua la lettura su Enecta, che ha sostenuto l’iniziativa di Fondazione ISAL “Cento città contro il dolore” 2019, orientata a sensibilizzare e informare la popolazione sulla prevenzione e sulla cura del dolore cronico e al suo riconoscimento come una malattia da prevenire e curare.