Societal impact of pain, passi avanti nella lotta al dolore cronico
Un “recommendation paper” per la creazione di un sistema europeo di indicatori per la gestione del dolore cronico e una proposta d’azione per favorire il reinserimento sul lavoro dei pazienti. Sono i documenti nati dai due focus group della Societal Impact of Pain (Sip), la convention annuale che il 14 e 15 maggio ha riunito a Bruxelles da tutti i Paesi dell’Unione europea 185 associazioni di pazienti e società scientifiche che si occupano di dolore. Presente anche la Fondazione ISAL, con il professor William Raffaeli che ha coordinato i lavori del gruppo sugli indicatori di qualità.
Entrambi i documenti costituiranno la base del lavoro attraverso cui associazioni e società scientifiche si impegnano a sensibilizzare sull’impatto del dolore cronico, scambiare informazioni e condividere best-practice nell’Unione Europea, nonché a sviluppare e promuovere le strategie necessarie per migliorare la gestione del dolore in Europa.
“Nei tre simposi Sip che si sono tenuti negli scorsi anni, abbiamo fatto passi avanti nella ricognizione e nella discussione generale del dolore cronico come minaccia per la società” dice Hans Georg Kress, presidente dell’European Federation of Iasp Chapters (Efic). “Ora ci proponiamo di entrare in una fase successiva, concentrarci sulle diverse sfide che ci sono suggerite dalla Road map for action”. Elaborata nel Sip del 2011, la Road map evidenzia sette obiettivi di policy attraverso i quali le istituzioni comunitarie e gli stati membri dell’Unione europea potrebbero efficacemente combattere l’impatto sociale del dolore cronico a livello comunitario.
Uno degli obiettivi è rendere uniformi i sistemi sanitari dei diversi Paesi europei, come è emerso chiaramente nel Sip di quest’anno all’interno del focus group sullo sviluppo di indicatori per misurare la qualità della gestione del dolore. “La nostra Unione Europea non è una singola entità – continua Kress –, ma un mosaico di diversi Paesi, con differenti storie, tradizioni, sistemi sanitari e sistemi sociali”.
Dello stesso parere Alberto Grua, Executive vice president di Grünenthal Europe & Australia, azienda farmaceutica che si è fatta carico del sostegno economico e del supporto logistico al Sip: “Ritengo che uno degli obiettivi principali, che dovremmo considerare con orgoglio come uno dei potenziali risultati di questo tipo di incontri, anche nel futuro, è cogliere davvero l’opportunità di allineare e armonizzare i sistemi attraverso i quali intendiamo assicurarci che i pazienti siano curati in modo appropriato”.
Il secondo focus del Sip 2013 ha avuto invece l’obiettivo di rilevare il significativo impatto del dolore cronico sulla forza lavoro dell’Unione Europea. Fondata sulle “best practice” presentate dalle società scientifiche e dalle associazioni di pazienti provenienti da moltissime nazioni dell’Unione, la proposta d’azione (Proposal for Action) discussa all’interno del Parlamento Europeo e approvata all’unanimità prevede innanzitutto una forte collaborazione tra istituzioni ed esperti, quindi lo sviluppo di linee guida per i professionisti della salute, di programmi di educazione rivolti ai pazienti e anche di un sistema di monitoraggio, governance e valutazione.
“Stiamo facendo passi avanti nella comprensione del fatto che dobbiamo individuare ‘best practice’ finalizzate ad assicurare ai pazienti sicurezza e protezione nell’approccio terapeutico al dolore, e che perciò vanno individuati indicatori in grado di misurare questa sicurezza” aggiunge il professor William Raffaeli. “È un’ idea, del resto, che si ritrova nell’azione di ogni azienda – conclude –, non possiamo non chiederci quali siano gli indicatori che ci possano suggerire quali procedure siano ottimali e quali, invece, debbano essere eliminate”.