Con il contributo di ISAL pubblicato uno studio gemellare sull’architettura gene-ambiente del dolore cronico e della sua intensità
È con grande soddisfazione che diamo notizia della pubblicazione, sulla rivista internazionale “Medicina”, di un articolo nato dalla collaborazione tra Fondazione ISAL e Istituto Superiore di Sanità (ISS), che si propone di stimare i contributi genetici ed ambientali in relazione alla comparsa del dolore cronico e alla sua intensità, quali variabili riportate in una survey condotta su una popolazione non clinica costituita da coppie di gemelli.
Si tratta di un primo, importante studio sui gemelli che esplora le basi eziologiche del dolore cronico non tumorale come fenotipo ampio e la sua intensità, utilizzando un questionario costruito e validato dallo stesso gruppo ISAL-ISS in collaborazione con ISTAT, il “Brief Five-Item Chronic Pain Questionnaire”.
I risultati del nostro studio permettono di approfondire le conoscenze sul contributo che i geni e i fattori ambientali apportano all’instaurarsi del dolore cronico, considerando non solo la sua presenza/assenza ma anche e soprattutto il suo livello di intensità. Il dato più innovativo suggerito dallo studio è che i fattori genetici e quelli ambientali sembrano influenzare in modo simile le differenze individuali sia nell’insorgenza del dolore cronico, sia nel successivo grado di intensità con cui si percepisce tale dolore.
Il contributo genetico all’insorgenza del dolore cronico e alla sua intensità percepita è stato stimato, rispettivamente, al 36% e al 31%. Sembra. Inoltre, che la componente genetica sia dovuta non alla presenza di singoli geni, ma alla complessa interazione tra varianti di numerosi geni. Per questo motivo, questa componente viene definita “non additiva”, perché non è determinata dalla semplice somma dei singoli effetti dei geni, ma dalla loro interazione reciproca.
Questo risultato suggerisce anche che per almeno due terzi, le differenze individuali nel dolore cronico siano spiegate da fattori ambientali (sia agenti nella vita intra-uterini che operanti dopo la nascita). L’ambiente sembra quindi ancora più rilevante nello spiegare la comparsa e l’intensità del dolore cronico e ciò sottolinea l’importanza di adeguate attività di prevenzione di questa problematica.
È infine emerso che le componenti genetiche ed ambientali legate alla comparsa e all’intensità del dolore cronico non sono influenzate in modo significativo dal sesso o dall’età.
Lo studio descritto incoraggia ulteriori ricerche sulle possibili interazioni gene-gene alla base del dolore cronico e mette in luce la necessità di attuare strategie di prevenzione primaria e secondaria per contrastarne l’insorgenza nei soggetti a rischio, o per ridurne l’intensità nei soggetti che ne sono affetti.
Oltre al lavoro costante dei ricercatori di Fondazione ISAL, questi risultati sono stati possibili grazie all’importante contributo fornito dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, che ringraziamo profondamente non solo per la grande professionalità e competenza, ma anche per la profonda passione che caratterizza ogni occasione di collaborazione.
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