Terapia del dolore cronico

Nuove prospettive terapeutiche per le pazienti affette da vulvodinia

Pubblichiamo con piacere una notizia sulla vulvodinia che ci giunge da una dottoressa della rete ISAL.
 

La vulvodinia è una patologia gravemente invalidante e che coinvolge le più disparate sfere della vita femminile, da quella sociale a quella sessuale. Colpisce donne di tutte le età e le sue cause sono sconosciute. Spesso le pazienti che soffrono di questa patologia riportano una storia di vulvovaginiti o infezioni delle vie urinarie ricorrenti. Dopo aver curato queste patologie però, i disturbi correlati non scompaiono. Anzi, si sviluppa un importante dolore cronico. La posizione seduta risulta difficile da mantenere, il contatto con gli indumenti è fastidioso, i rapporti sessuali impossibili. Può concomitare ipertono dei muscoli pelvici. A volte i sintomi si estendono anche alle aree circostanti: schiena, glutei, cosce.
La nostra esperienza in materia si è sviluppata grazie ad uno studio approfondito dei meccanismi patogenetici alla base del dolore cronico ed il trattamento terapeutico che proponiamo, il “blocco del nervo pudendo”, è resa possibile grazie alla conoscenza delle moderne tecniche di anestesia locoregionale ecoguidata applicate alla terapia del dolore nel contesto dei blocchi antalgici.

Il pudendo è un nervo misto, ha cioè una componente sia sensitiva che motoria e si occupa, attraverso i suoi rami, dell’innervazione dei territori dei genitali esterni e della regione perineale e perianale.

L’impiego dell’ecografo ci consente di individuare il nervo in maniera diretta nel 30% circa delle pazienti. Nella totalità dei casi, invece, gli ultrasuoni ci permettono di tenerci lontani da importanti strutture vascolari (arteriose e venose) e nervose (nervo sciatico). L’ago utilizzato per eseguire la procedura ha inoltre una punta elettrostimolata: man mano che ci si avvicina alla branca del pudendo che si desidera bloccare, le pazienti descrivono la comparsa di una sensazione di formicolio. A questo punto viene iniettata una piccola quantità di anestetico locale e cortisone che “addormentano” l’area  interessata dal dolore. Attraverso un questionario si valuta poi la durata del blocco e il sollievo dal dolore.

Nei casi che abbiamo trattato e in quelli che tutt’ora trattiamo, una singola iniezione non è risultata efficace  nella risoluzione del problema, ma 4-6 sedute sono risultate efficaci nella riduzione del dolore del 50% e possiamo riportare alcuni casi di remissione completa.

Raffaella Di Pasquale
UOC Anestesia e Rianimazione, 

ASST Bergamo est, Ospedale “Bolognini” – Seriate

 

– Specialista in Anestesia e Rianimazione presso “Università Statale degli Studi di Milano”

– Master in Terapia del Dolore presso “Università degli studi di Parma”

– Vincitrice bando nazionale “Young against Pain” (YAP)

– Attualmente in formazione presso “So Wen – Centro studi di Agopuntura e Medicina tradizionale cinese. Milano”

– Dirigente medico primo livello a tempo indeterminato presso “ASST Bergamo est”

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