Terapia del dolore, il Sud America dice “Iess”
Tre giorni di formazione pratica, per insegnare ai medici sud americani i segreti della “Interventional endoscopic spinal surgery (“Iess” il suo acronimo), la tecnica interventistica messa a punto dal professor William Raffaeli per il trattamento del dolore persistente a livello lombare causato da interventi alla schiena o da altre malattie spinali. Dal 12 al 14 maggio, il professor Raffaeli, presidente della Fondazione ISAL e direttore del Centro specialistico di ricerca e terapia del dolore avviato presso l’ospedale accreditato Sol et Salus di Torre Pedrera (Rimini), è stato invitato a Panama per tenere un corso di qualificazione sull’endoscopia spinale.
“È stato un incontro molto produttivo – racconta –, c’erano medici provenienti da Panama, Brasile, Argentina, Colombia e Brasile, desiderosi di capire come va fatto un intervento di peridurolisi, che è una tecnica mini-invasiva e a basso costo, particolarmente adatta per quei Paesi in via di sviluppo che non vogliono lasciare nella sofferenza le persone solo a causa della povertà”.
Nella tre giorni del corso, che si è tenuto tra il Complejo hospitalario metropolitano e la Facoltà di Medicina di Panama, il professor Raffaeli ha spiegato tecniche e strumenti dell’endoscopic spinal surgery, dalla diagnosi all’intervento chirurgico, fino alla gestione di eventuali complicanze ed effetti collaterali.
“Ho eseguito degli interventi su alcuni pazienti in modo che i colleghi potessero apprendere l’intera procedura – continua Raffaeli –. Ora anche in Sud America si apre una speranza per la cura del dolore lombare e del rachide con nuove strumentazioni a bassa invasività e costi contenuti”.
Ma non finiscono qui le buone notizie dal Sud America: la Società scientifica latino-americana per la ricerca sul dolore (tra i papabili alla presidenza il giovane medico panamense Elias Antonio Atencio), ha manifestato la forte intenzione di aderire al progetto 100 città contro il dolore voluto in Italia dalla Fondazione Isal.
“La nostra rete di solidarietà e ricerca contro il dolore si appresta sempre di più, dopo l’adesione di membri anche dell’Inghilterra, a diventare un progetto di solidarietà internazionale contro la sofferenza, affinché non vi sia indifferenza per il dolore e si possano estendere i diritti sanciti dalla legge italiana nel 2010 a tutte le persone senza discriminazioni”, conclude il professor Raffaeli.
In programma il prossimo ottobre, l’edizione 2012 di “100 città contro il dolore” servirà anche per sostenere l’acquisto di protesi per le amputazioni dolorose infantili nei Paesi in via di sviluppo.